C’è una vena aurea tutta da rinvenire tra la città di Bagheria, quella che fu, con l’incanto delle sue ville patrizie barocche, i suoi giardini d’agrumi e i fitti vigneti che abitavano questi luoghi, e la città di oggi, con il carico delle sue contraddizioni, la confusione del disordine urbano della corsa al cemento del boom economico e la sua umanità che continua a riconoscersi in una storia condivisa, in un destino collettivo, in una visione contagiosa.
I 200 anni di Duca di Salaparuta non potevano avere gloria più giusta, disinfiammata dai rischi di una retorica a buon mercato, per riannodare memorie, vite vissute a luoghi ed esistenze che nella bellezza hanno trovato forma e massima espressione. Ad inaugurare la quarta stagione del docufilm sarà “200 anni di terroir eno-culturale” l’episodio dedicato a Bagheria e alla lungimiranza di una Sicilia del vino che, essa stessa, in 200 vendemmie, ha saputo attraversare il tempo, accompagnare generazioni a generazioni, per proporre un presente che sa diventare futuro, con resilienza e prosperità. B.E.V.I. è prodotto da Artlouder di Federico Di Giambattista e scritto da Chiara Panzieri, con l’obiettivo di raccontare il forte legame che in Italia lega il vino all’arte, esaltandone territori e storie.
In questo caso, gli autori hanno assaporato lo stile di vita e i luoghi più evocativi di Bagheria, scandendo nei trenta minuti del docufilm, l’intersecare di incontri e sguardi che emozionano sino alla fine. Questa bellezza che viene dall’anima trova in Roberto Magnisi, una potenza comunicativa che va oltre il suo ruolo direttivo nell’Azienda, per spingersi nel regno delle emozioni più autentiche, quelle che legano persone a persone. Accade con Anna Cannizzo della trattoria Buttitta, 50 anni ai fornelli e la leggerezza di un sorriso materno, con Carlo Balistreri e la sua pescheria sul corso, stella polare di acquirenti, poveri o ricchi che siano e l’artigiano del pane, Gabriele Ragusa, ancora innamorato del mestiere, che semina il fuoco con le ramaglie d’ulivo nel forno più antico della città. Una quotidianità, eroica e sublime, ma semplice e disadorna d’ogni orpello inutile.
Ma è il paesaggio che irrompe nella luce mediterranea, da Monte Catalfano all’antica città di Solunto, lungo un orizzonte aperto e senza limiti, tra mare, cielo e questa terra che non può dimenticare i suoi fasti antichi e le promesse dell’oggi, ritrovando nel ‘900 di Bagheria i suoi figli migliori. Duca di Salaparuta ne riflette il senso e la figura, richiamando oggi il loro insegnamento esemplare. Renato Guttuso, Emilio Murdolo, Mimmo Pintacuda, senza dimenticare la poesia di Ignazio Buttitta, la maestria cinematografica di Giuseppe Tornatore e la verità fotografica ed immaginifica di Ferdinando Scianna che, ognuno nel suo campo, seppero interpretare il loro tempo e le istanze di una ragione profonda: immaginare con l’arte per cambiare la vita delle persone.
Un tributo d’amore per Bagheria che abbraccia interamente il suo territorio, comprendendo anche Solunto, città punica coeva alla fondazione di Panormus, oggi area archeologica aperta sul panorama più bello, con due golfi divisi da un promontorio e i borghi marinari, tra antiche tonnare, magazzini e case di pescatori. Un patrimonio di civiltà che merita di essere conosciuto ed esplorato nella sua anima più profonda e con l’orgoglio della giovane archeologa siciliana che ricerca il suo domani nella Storia. Uomini e donne che ai telespettatori di B.E.V.I. sapranno indurre una lettura inedita di questa terra sontuosa eppure tragica, estrema sintesi che Duca di Salaparuta chiama come Teoria dei Contrasti: avvalorando che, a volte, lo sfregio della bruttezza può educare alla cultura della bellezza.