I Banchi, panificio con cucina di Ciccio Sultano a Ragusa Ibla, compie dieci anni. Il ristorante riapre, dopo la pausa invernale, questo 10 Marzo, con il team guidato da Gabriella Cicero, General Manager, e chef Federico Paz Zavalia.
Da luglio 2015, il locale, ospitato nelle scuderie settecentesche di Palazzo di Quattro e il dehor sotto gli oleandri lungo l’unica strada alberata di Ibla, propone la Cucina Educata firmata Ciccio Sultano. Si tratta di una formula vitale e seria, dal significato antico senza essere nostalgica, viva ma fuori dalle mode, siciliana e allo stesso tempo internazionale per vocazione.
Puntando sulla qualità degli ingredienti, sulla fedeltà dei fornitori, su una mano leggera e prezzi competitivi, I Banchi offrono un’esperienza enogastronomica per tutte le ore: a partire dalla mattina, con cannoli e brioche e granita, pranzo e cena con i menu del giorno (di carne, di pesce e vegetariano, comprendenti antipasto, primo, secondo, dessert, bevande e coperto, tutto a 45 euro a persona) e à la carte, aperitivi e merende. E anche a portar via, ci sono la salsa neurone, kit pasta turiddu, senza dimenticare i gustosi e sani prodotti da forno: i pani e i lievitati di farine selezionate, richiesti anche da molti negozi in città, tra cui NaturaSì. Proprio per l’incredibile lavoro operato in quest’ambito, nel 2021 I Banchi hanno ottenuto la certificazione bio: in cucina e nello shopping, pasta e prodotti forno preparati in casa con farine di grani antichi di Filippo Drago che utilizza pratiche di agricoltura biologica.
E la lista dei fornitori di fiducia continua. Tra i tanti: il formaggio Cosacavaddu e ricotta di Alessandro Criscione, la cui masseria in Contrada Camemi passata di padre in figlio, è attiva dal 1928; sale da Sosalt, di Antonio D’Alì Staiti a Trapani, da sette generazioni, una delle migliori saline del mondo; i mieli di Almo Miele, l’azienda di Monterosso Almo sui monti iblei, che porta avanti un’apicoltura di tipo convenzionale, che sceglie pascoli selvatici per le loro api.
Gabriella Cicero commenta: “Noi coltiviamo la bontà fin dalle piccole cose come nel caso della giardiniera che prepara Federico, il nostro cuoco, saporita e delicata, fatta con peperoni, cipolle e cavolfiori. Da quest’anno lanciamo una nuova idea: offriremo un’ampia selezione di piatti a 4,50 euro. Buon cibo vuol dire anche buon prezzo. Chi avrà voglia di assaggiare più cose sarà accontentato.” In questa categoria di piatti rientrano, ad esempio, la focaccia di farina Russello con crema di Ragusano, acciughe Testa e limone, bruschetta con salsa Taratatà, fritto siciliano, carciofi e olive del parco biologico di Calaforno alla brace. L’iniziativa di piatti a 4,50 euro si affianca a quella dei menu del giorno a 45 euro tutto compreso.
Il giovane chef siculo-argentino, Federico Paz Zavalia, abbina al suo istinto naturale per i migliori ingredienti e le tecniche, in piena sintonia con il concetto di cucina educata, un’enorme empatia e passione per la cultura locale e nazionale. Con lui, si apre un capitolo dedicato alla cucina tipica isolana, volta a ri-assaggiare i capisaldi della tradizione, da i ravioli di ricotta al sugo di maiale, il fritto siciliano, ed il macco, tutti realizzati con un tocco di rara sensibilità.
Federico commenta: “mi piace capire cosa rende autentico un piatto, la sua storia, per capire a fondo il gusto siciliano”.
In questi dieci anni, l’offerta culinaria e della mixologia si è evoluta ampliando il ventaglio delle ricette che celebrano il territorio, dal Carpaccio di Pomodoro, alla Coppa di Maiale Glassata, per finire con l’Hot Dog Siciliano. Tra gli intramontabili classici, che seguono la stessa ricetta degli esordi, ci sono l’arancina, 220 grammi di bontà a base di risotto con zafferano e caciocavallo di Alessandro Criscione, ed il cannolo di ricotta, sorbetto gianduia e salsa all’arancia, riempito al momento per preservare la concretezza della cialda. Il ristorante è parte della guida Michelin ed è stato riconosciuto da varie guide nazionali per la varietà della proposta. Dieci anni di intenso lavoro, di impegno per diventare veramente sostenibili, che danno prova che bontà fa rima con accoglienza e salute.
